In Olanda ha vinto l’estrema destra: chi è Geert Wilders, il leader del partito più votato

Ecco chi è Geert Wilders, il probabile futuro primo ministro olandese, leader del partito di estrema destra che ha vinto a sorpresa nei Paesi Bassi

Il 22 novembre si sono svolte le elezioni parlamentari nei Paesi Bassi, e il partito che ha ottenuto la maggioranza dei voti è stato sorprendentemente il Partito per la Libertà (PVV), di orientamento di estrema destra. Ha conquistato oltre il 23% dei voti, quasi il 10% in più rispetto alle previsioni degli ultimi sondaggi. A capo di questo partito c’è una figura ben nota nella politica olandese ed europea: Geert Wilders, 60 anni, con tre decenni di esperienza in politica. Egli è famoso da tempo per le sue posizioni radicali nei confronti dell’Islam e dell’immigrazione, posizioni tra le più estreme in Europa, eccetto per i gruppi apertamente neofascisti o neonazisti. Ma vediamo chi è il (non ancora sicuro) futuro prossimo primo ministro olandese.

Chi è Geert Wilders, il leader dell’estrema destra che ha vinto in Olanda

Geert Wilders si distingue notevolmente da Mark Rutte, il primo ministro di orientamento centrodestra che ha guidato i governi olandesi negli ultimi tredici anni e che ha annunciato il suo ritiro dalla politica attiva qualche settimana fa. Rutte, sebbene conservatore, manteneva un approccio sostanzialmente europeista e adottava posizioni progressiste su temi come i diritti civili e il cambiamento climatico. Al contrario, Wilders adotta posizioni molto più conservative su tutti questi argomenti e si schiera apertamente in posizioni illiberali su altri. La sua vittoria potrebbe dunque rappresentare un significativo cambiamento nel panorama politico dei Paesi Bassi.

Wilders potrebbe affrontare difficoltà nel formare un governo e diventare primo ministro, dato che la maggior parte degli altri partiti ha già espresso la volontà di non allearsi con lui durante la campagna elettorale. Tuttavia, il suo risultato elettorale ha indubbiamente riconfermato la sua centralità politica, precedentemente compromessa negli anni.

Geert Wilders
Foto | EPA/REMKO DE WAAL – informagiovanirieti.it

Presentandosi come un leader anti-establishment ostile ai politici di professione, Wilders, nonostante sia il terzo deputato più anziano, è considerato uno dei politici più esperti e astuti del Paese. Le sue dichiarazioni provocatorie e il linguaggio aggressivo sui social media lo hanno spesso associato all’ex presidente statunitense Donald Trump. Tuttavia, il suo pensiero politico ha subito un’evoluzione, caratterizzata da opportunità e dall’incessante desiderio di rimanere al centro della scena politica. Dal punto di vista estetico, i suoi distintivi capelli ossigenati, la sua tinta naturale è un castano scuro, simile a quello di sua madre di origini indonesiane, contribuiscono a definirne l’immagine pubblica.

Wilders ha iniziato la sua carriera politica nel 1990 all’interno del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, lo stesso di Rutte. Tra il 1990 e il 1998 è stato assistente di Frits Bolkestein, un rilevante politico olandese, tra i primi a sollevare questioni sulla tradizione olandese di apertura all’immigrazione e al multiculturalismo. Nel 2017, Bolkestein lo ha definito il suo “apprendista stregone, indicando una persona che si è formata sotto di lui ma che successivamente ha adottato posizioni sempre più estreme.

Nei primi anni Duemila, Wilders ha abbandonato il partito, giudicandolo troppo moderato, per fondare nel 2004 il Partito della Libertà. Alle elezioni del 2006, si è presentato come liberale di destra con una marcata opposizione all’estremismo islamico, ispirandosi alla prima ministra britannica Margaret Thatcher. Inizialmente, ha espresso disinteresse nel collaborare con altri politici europei di destra radicale, come Marine Le Pen in Francia, ma ha cambiato idea negli anni successivi. Sebbene gli aspetti economici siano stati secondari nella sua piattaforma politica, le sue posizioni islamofobe hanno sempre definito la sua figura.

Da anni, nei Paesi Bassi, si è dibattuto sulla questione dell’integrazione dei numerosi migranti musulmani provenienti dal Medio Oriente. In alcune fasce della società olandese, permane diffidenza verso gli stranieri provenienti da determinate regioni del mondo. Wilders ha cercato di capitalizzare su tali timori, sostenendo che il suo disprezzo per l’Islam è stato alimentato dall’assassinio del regista Theo van Gogh, noto per le sue posizioni critiche sull’Islam, e dal suo periodo trascorso in Israele in un kibbutz.

Dopo gli attentati alle Torri Gemelle nel 2001, Wilders ha sostenuto la necessità di vietare il Corano, paragonandolo al Mein Kampf di Adolf Hitler. Nel corso degli anni, la sua retorica non si è attenuata: il suo partito ha proposto la chiusura di tutte le moschee olandesi e il divieto di ingresso nel paese per i musulmani, misure ritenute intolleranti e illegali secondo la legge olandese ed europea.

A causa delle sue posizioni estreme e della sua abilità nel promuoverle, Wilders ha ricevuto numerose minacce di morte nel corso della sua carriera, alcune considerate credibili dalla polizia. Nel 2010, è stato inserito nella lista degli obiettivi principali del gruppo terroristico islamista al-Qaida, confermato nel 2020. Vive ormai da anni sotto la protezione di almeno sei agenti di polizia in borghese. A seguito dei suoi discorsi, Wilders è stato processato due volte per incitamento alla violenza e all’odio: nel 2011 è stato assolto dalla prima accusa, mentre nel 2016 è stato condannato per la seconda.

La retorica radicale di Wilders è vista da molti come un tentativo costante di innalzare l’asticella del dibattito pubblico per rimanere al centro della scena politica, un obiettivo che ha spesso ottenuto successo.

Alle elezioni del 2006, in cui il Partito per la Libertà ha debuttato, ha ottenuto il 5% dei voti. Quattro anni dopo, ha triplicato il risultato, raggiungendo il 15%. Durante le elezioni anticipate del 2012, Wilders ha aggiunto all’agenda l’euroscetticismo, promettendo l’uscita dei Paesi Bassi dall’euro e dall’Unione Europea in caso di vittoria. Tuttavia, il partito ha perso circa mezzo milione di voti rispetto alle elezioni precedenti, molte delle quali sono state attribuite alle proposte europee. Da allora fino al 2023, i Paesi Bassi sono stati governati da coalizioni guidate da Rutte, che ha costantemente escluso Wilders a causa delle sue posizioni estremiste, nonostante il PVV fosse spesso il secondo o il terzo partito alla Camera bassa per numero di seggi.

Recentemente, sembrava che Wilders avesse perso l’appeal che lo aveva reso un protagonista della politica olandese: alle elezioni europee del 2019, il suo partito ha ottenuto solo il 3,5% dei voti, arrivando decimo. Tuttavia, secondo la politologa Sarah de Lange dell’Università di Amsterdam, intervistata da Politico, la vittoria di Wilders alle elezioni del 2023 sembra essere stata influenzata dalla centralità della questione dell’immigrazione nella campagna elettorale, un tema su cui Wilders si è concentrato a lungo e che alcuni partiti centristi e di centrodestra hanno abbracciato con posizioni più radicali.

De Lange sostiene che l’attenzione dei partiti tradizionali sulla riduzione dell’immigrazione abbia “legittimato Wilders“, inducendo gli elettori a preferire l’originale piuttosto che la copia. Secondo un sondaggio recente di Algemeen Dagblad, la riduzione dell’immigrazione è stata la principale preoccupazione degli elettori olandesi, seguita dal potere d’acquisto e dal funzionamento del sistema sanitario.

L’ultimo governo Rutte è caduto quest’estate proprio a causa dell’incapacità di concordare una legge sull’immigrazione. Nel 2022, i Paesi Bassi hanno ricevuto 37.020 richieste d’asilo, il numero più alto dal 2015. Tutti i principali candidati di centro e destra avevano incluso nella loro agenda la riduzione degli ingressi di migranti, richiedenti asilo e le quote per i ricongiungimenti familiari.

Il programma del Partito per la Libertà contiene proposte radicali sull’immigrazione, alcune delle quali potenzialmente irrealizzabili o illegali. Tra queste vi è la chiusura totale dei confini per le persone extracomunitarie, inclusi i richiedenti asilo, e l’introduzione di visti lavorativi per cittadini di alcuni paesi europei. Durante la campagna elettorale, Wilders ha cercato di attenuare alcune delle sue proposte più radicali, soprattutto riguardo all’Islam, presentandosi come un leader con posizioni nette ma non estreme.

Dopo l’inaspettato successo elettorale, Wilders ha espresso un’intenzione più moderata, indicando la comprensione per la reticenza degli altri partiti a formare un governo con proposte incostituzionali. Ha dichiarato che non discuteranno del divieto di moschee, Corani e scuole islamiche. Questo potrebbe riflettere un tentativo di negoziare e ottenere il sostegno di altri partiti per formare un governo.

Un tema in cui Wilders sembra poco propenso a cedere è il suo antieuropeismo e la proposta di un referendum sull’uscita dall’Unione Europea, noto come Nexit (Nederland + exit). Nonostante i sondaggi suggeriscano che sia improbabile che gli olandesi optino per l’uscita dall’Unione, i Paesi Bassi hanno costantemente sostenuto la necessità di un’approccio più rigoroso dell’UE sulla migrazione e sul controllo dei conti pubblici.

La sua possibile elezione a primo ministro potrebbe influenzare l’approccio europeo non solo nei confronti dell’immigrazione, ma anche sul supporto di nuove armi in Ucraina, posizione contraria a quella di Wilders, e sulle iniziative per contrastare il cambiamento climatico, che egli spesso critica come una forma di tirannia. Tuttavia, Wilders dovrà faticare per costruire alleanze con altri leader, avendo in passato criticato diversi paesi e governi, specialmente quelli del Sud Europa, accusandoli di dipendenza eccessiva dai fondi dell’Unione Europea.

Nel 2020, ad esempio, partecipò a una manifestazione contro il Recovery Fund dell’UE per affrontare la crisi economica post-pandemica, esponendo un cartello che chiedeva di non concedere “neanche un centesimo all’Italia”. Nonostante ciò, alcuni leader italiani di estrema destra continuano a mantenere legami con Wilders: il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, lo ha congratulato per la vittoria e terranno un comizio insieme a Firenze il 3 dicembre insieme a Marine Le Pen.

Per ottenere la maggioranza necessaria di 76 deputati su 150 alla Camera per formare un governo, Wilders dovrebbe cercare l’appoggio di altri 39 deputati. Il suo partito ne controlla attualmente 37. Sebbene Omtzigt, che sembrava essere il favorito ma è arrivato quarto, sembri propenso a considerare la formazione di una coalizione con Wilders, al momento nessun altro sembra aver assunto posizioni simili. Inoltre, i partiti di centrodestra, centro e centrosinistra potrebbero, combinati, formare una maggioranza senza Wilders. Il risultato finale dipenderà dalle trattative che avranno luogo nei prossimi giorni.

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