Energia, stop al mercato tutelato. Cosa cambia con il passaggio al mercato libero

Dal 2024 circa 5,5 milioni utenze dovranno dire addio alle tariffe in bolletta fissate dallo Stato e scegliere un fornitore di gas e luce nel mercato libero. Per gli “indecisi” è previsto un regime transitorio di massimo 3 anni. Le categorie vulnerabili sono escluse al passaggio. Scontro tra maggioranza e opposizione, che paventa un salasso per le tasche degli italiani

 

Dopo la decisione del governo di non prorogare il mercato tutelato per luce e gas, sono circa 5,5 milioni le utenze, che nel 2024 dovranno dire addio alle tariffe in bolletta fissate dallo Stato e non dalla concorrenza e scegliere un fornitore di energia nel mercato libero (10 gennaio per il gas e primo aprile per l’elettricità). Per gli “indecisi”, secondo quanto stabilito dall’Autorità di regolazione Arera, è previsto un regime transitorio, il Sistema a tutele graduali (Stg), che non potrà durare più di tre anni. Attraverso aste territoriali in cui i fornitori si aggiudicheranno “pacchetti” di clienti. Il passaggio ai nuovi fornitori sarà automatico.

Sono esclusi i cosiddetti vulnerabili. Nella categoria rientrano per esempio gli over 75, chi gode di bonus perché in particolari condizioni economiche, chi ha in casa i macchinari salvavita e le persone con disabilita che beneficino della legge 104. Anche nel mercato libero sono previste tutele per i consumatori. I fornitori dovranno indicare nelle bollette una serie di informazioni obbligatorie e non potranno modificare in modo unilaterale un contratto senza un preavviso di almeno tre mesi.

Lo scontro politico

La mancata proroga del mercato tutelato nel decreto legge Energia approvato lo scorso 27 novembre continua ad agitare maggioranza e opposizione. Il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto ha spiegato che lo stop è un obiettivo concordato dal precedente governo Draghi per ricevere una parte dei soldi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Eventuali deroghe allo stop dunque dovrebbero passare per interlocuzioni con l’Unione europea.

L’opposizione però va all’attacco paventando un salasso per milioni di italiani a causa del “regalo di Natale” del governo. La segretaria del Partito democratico Elly Schlein nel corso di una conferenza stampa tenuta nella sede nazionale del Pd ha chiesto una proroga: “Non è tardi per fermare la tassa Meloni sulla bolletta”. Per il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conteil governo si scaglia contro le famiglie con il macigno delle bollette”.

Elly Schlein, segretaria Pd
Elly Schlein | Foto Alanews – Informagiovanirieti.it

Monta così lo scontro tra maggioranza e opposizione: “La fine del mercato tutelato per l’energia era fra gli obiettivi del Pnrr, Piano predisposto dal Conte II e portato a termine dal successivo ‘governo dei migliori’”, è andato al contrattacco il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti. “Viste le continue amnesie da cui è affetta, di certo la Schlein non ricorderà che solo Fratelli d’Italia non votò il Pnrr, mentre invece il Pd in quella occasione si espresse favorevolmente per il ritorno al mercato libero: decisione che solo oggi scopre essere una pessima idea. È davvero grottesco – e senza alcun fondamento – quindi l’attacco odierno di Schlein e compagni mentre il governo Meloni sta lavorando per porre rimedio agli scempi precedenti”.

Del resto anche all’interno della maggioranza di centrodestra, c’è chi spara sulla decisione del governo. In testa la Lega, con il segretario Matteo Salvini che spinge per una marcia indietro: “Conto che con il dialogo si riesca a rimediare a un errore che ci siamo trovati sul tavolo, dice a proposito di una interlocuzione in corso con la Commissione europea.

Fitto dal canto suo ha invitato alla calma e a evitare polemiche. Il mercato tutelato dell’energia e del gas “è un tema serio su cui dobbiamo discutere nel merito. Ci sono elementi sui quali c’e’ un dibattito, verificheremo le modalità con cui poter seguire questo dibattito”.

Lo stop previsto dal Pnrr

Lo stop al mercato tutelato viene da lontano. Nell’agosto 2017 era stato il governo di Paolo Gentiloni con la la legge annuale sulla concorrenza a fissare al primo luglio 2019 l’addio al regime di maggior tutela. Poi, attraverso ripetute proroghe, lo stop è arrivato fino a oggi.

Come notato da più parti, la misura è uno degli obiettivi previsti dal Pnrr da realizzare per ricevere i soldi della terza rata.In materia di vendita di energia elettrica, occorre completare il processo di piena liberalizzazione nel settore previsto per il 2023, attraverso l’adozione di regole finalizzate ad assicurare un passaggio consapevole e trasparente al mercato libero da parte della clientela domestica e delle microimprese, anche seguendo il modello già adottato per il servizio a tutele graduali, fissando tetti alla quota di mercato, e potenziando la trasparenza delle bollette per garantire maggiore certezza ai consumatori”, si legge nel Piano.

Matteo Salvini, segretario Lega
Matteo Salvini | Immagine frame video Fb Matteo Salvini

Decreto Energia: le novità

Al di là dello stop al mercato tutelato, Il decreto legge Energia contiene molte novità. Secondo il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto il provvedimento che vale 27,4 miliardi di investimenti. “Vogliamo liberare le grandi potenzialità del nostro Paese, per renderlo riferimento nel Mediterraneo sulle rinnovabili”. Il decreto istituisce un fondo da 350 milioni all’anno fino al 2032 per Regioni e Province autonome, per misure di compensazione e riequilibrio ambientale e territoriale a fronte dell’installazione di impianti fotovoltaici in aree idonee. Il fondo si alimenta con le aste Ets delle emissioni di Co2 e con contributi dei produttori di energia da rinnovabili.

Il decreto prevede la nascita a Sud di due poli per la produzione degli impianti per l’eolico offshore (piattaforme galleggianti e turbine). Nei prossimi mesi dovranno essere individuati i due porti che li ospiteranno.

Altra novità è possibilità concessa a Regioni e Comuni di presentare autocandidature per ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. La legge finora ha previsto che la struttura potesse essere realizzata solo nei Comuni ritenuti idonei dalla Sogin, la società pubblica per lo smantellamento delle centrali atomiche. Negli ultimi anni però diversi Comuni si sono fatti avanti per ospitare il deposito, che porta sostanziosi contributi pubblici e migliaia di posti di lavoro).

Il provvedimento prevede anche il rilascio di nuove concessioni per l’estrazione di idrocarburi, a fronte dell’impegno di cedere quantitativi di gas al Gse (Gestore dei servizi energetici), la società pubblica per la promozione delle fonti rinnovabili, che lo fornirà prioritariamente alle imprese gasivore. Vengono inoltre considerate di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, le opere per la costruzione e l’esercizio di terminali di rigassificazione di gas liquido onshore. La norma che riguarda i futuri impianti di Porto Empedocle e Gioia Tauro. Nel decreto vengono anche semplificate le procedure per le autorizzazioni allo stoccaggio di anidride carbonica nei giacimenti di idrocarburi esausti.

Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra accusa il governo anche di aver inserito nel decreto Energia una misura per la “trivella selvaggia”, con la rimozione del divieto di prospezioni in aree “di alto valore ambientale e storico” come “il Golfo di Napoli, il Golfo di Salerno, le Isole Egadi e il Golfo di Venezia”.

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