Settimana corta, Luxottica la introduce: quali altre aziende l’hanno sperimentata?

Luxottica è soltanto l’ultima azienda in ordine di tempo a introdurre la settimana corta per i suoi dipendenti. Il tema è caldo e molto dibattuto anche in Italia. Proviamo a capirne qualcosa di più.

L’Italia è, per sua natura, tradizionalmente poco reattiva a qualsiasi cambiamento. Una tendenza che si rafforza quando si parla di lavoro. Ogni modifica, infatti, nel panorama lavorativo italiano fa sempre fatica ad essere applicata in tempi brevi e si porta solitamente dietro fiumi di discussioni. È così per l’introduzione del salario minimo ed anche per un altro tema ultimamente particolarmente dibattuto: la settimana corta. Se ne discute da tempo, non soltanto in Italia, e qualcosa sta iniziando a muoversi.

Luxottica sceglie i quattro giorni lavorativi

A riaccendere il dibattito ci ha pensato Luxottica. L’azienda ha firmato un nuovo contratto integrativo aziendale per il triennio 2024-2026 che introduce la settimana corta per i lavoratori delle fabbriche italiane. I dipendenti potranno ritagliarsi 20 giornate all’anno, per lo più il venerdì, senza perdere retribuzione. Due le possibili opzioni. Nella prima, l’azienda copre 15 giornate, mentre le restanti 5 sono coperte con i permessi individuali retribuiti. In questo caso l’azienda integra in parte tramite welfare, in parte tramite busta paga. Nella seconda, l’azienda copre 13 giornate. Le restanti 7 giornate sono coperte con i permessi individuali retribuiti. In questo caso la retribuzione è interamente in busta paga. L’accordo prevede anche 1.500 assunzioni a tempo indeterminato e un rafforzamento del welfare aziendale.

Donne al lavoro in fabbrica
Immagine | Unsplash @Remy Gieling – Informagiovanirieti.it

In un’epoca di grandi trasformazioni economiche e sociali emerge l’urgenza di ridisegnare nuovi modelli organizzativi delle aziende per guidare il cambiamento verso percorsi che riconoscano e premino le professionalità e le eccellenze del nostro Paese“, ha detto l’amministratore delegato Francesco Milleri.

Le aziende che l’hanno già messa in pratica

L’arrivo di Luxottica ha sicuramente un peso notevole. Si tratta, infatti, di una delle realtà più importanti d’Italia. Il gruppo, però, non è di certo il primo a muoversi nella direzione della settimana corta. Prima di Luxottica un altro grande nome italiano si era espresso in questo senso. Stiamo parlando di Banca Intesa, che ha avviato una sperimentazione con i propri dipendenti, previa intesa con i sindacati, che consente ai lavoratori di aderire volontariamente a un modello lavorativo di 4 giorni lavorativi per settimana, con una giornata lavorativa di 9 ore. Insieme a Intesa e Luxottica ci sono, poi, numerose realtà più piccole, che a livello locale hanno deciso di avviare la sperimentazione, per capire guadagni e impatti della misura.

Vantaggi e svantaggi della settimana corta

Il dibattito sul tema, quindi, è aperto. I vantaggi sono diversi. Le aziende potrebbero risparmiare dal punto di vista energetico, dovendo utilizzare meno le strutture. Ne guadagnerebbero anche a livello di immagine: così come lo smart working, anche la settimana corta è uno strumento per attirare forza lavoro. E ancora, per i dipendenti ci sarebbe più tempo libero e meno stress. Allo stesso tempo, le aziende per reggere questo cambiamento devono essere pronte a cambiare il proprio approccio al lavoro, passaggio di certo non immediato. Per questo motivo la soluzione migliore appare un’introduzione graduale, sperimentando passo passo gli effetti positivi e negativi.

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