Posti di lavoro a rischio per colpa dell’AI? La situazione nel Regno Unito e in Italia

L’Intelligenza Artificiale è sicuramente sinonimo di progresso, ma come ogni cambiamento porta con sé anche dei lati negativi

Ci sono due posizioni contrapposte quando si parla di Intelligenza Artificiale.

Secondo alcuni, gli aspetti positivi di questa innovazione sono maggiori di quelli negativi e basta guardare al progresso che sta portando nel mondo della medicina nel salvare vite per rendersene conto. Secondo altri, invece, la situazione sta sfuggendo di mano e sempre più persone avvertono la minaccia di questo ingombrante gigante tech che sta piano piano andando ad occupare il posto di lavoro di molte persone.

La verità probabilmente, come al solito, sta nel mezzo ma non è questa la sede giusta per discuterne. In questo articolo daremo una panoramica di quelli che sono i dati relativi alle percentuali di impiego in Gran Bretagna e in Italia rispetto all’inserirsi dell’AI in molte realtà produttive, organizzative e d’ufficio. In più, andremo a scoprire quali sono i possibili scenari, più o meno positivi, del mondo del lavoro del futuro.

L’AI sta sostituendo milioni di lavoratori in Gran Bretagna

L’Institute for Public Policy Research (IPPR) ha rilasciato un report in cui è emerso che nel Regno Unito si sta verificando una vera e propria emergenza rispetto ai posti di lavoro.

Secondo i dati raccolti e condivisi all’interno del report, sarebbero 1,5 milioni i posti di lavoro a rischio di sostituzione da parte dell’Intelligenza Artificiale, ovvero l’11% della totalità delle mansioni lavorative.

donna e numeri
L’Intelligenza Artificiale sta conquistando sempre più posti di lavoro – Pexels – informagiovanirieti.it

Questo si sta verificando principalmente perché l’AI riesce ad agire in modo trasversale e tenere sotto il proprio cappello diverse attività, da quelle di calcolo probabilistico, a quelle di marketing e generazione di immagini, fino ai conteggi, operazioni burocratiche e attività più ripetitive legate al settore industriale. Insomma, non c’è attività che l’AI non possa svolgere in tempi, oltretutto, più ristretti rispetto a quanto potrebbe mai fare un essere umano.

Quali sono le prospettive future?

Se già i dati attuali non sembrano confortanti, le prospettive future lo sono ancora meno.

Tra non molto, circa il 59% delle attività lavorative normalmente svolte da esseri umani, potrebbero diventare appannaggio dell’Intelligenza Artificiale, soprattutto per colpa o merito, dell’Intelligenza Artificiale generativa, facendo perdere il posto di lavoro a quasi 8 milioni di persone.

Carsten Jung, economista presso IPPR, sottolinea come l’AI generativa stia facendo passi da gigante:

“L”IA generativa già esistente potrebbe portare a grandi sconvolgimenti del mercato del lavoro o potrebbe incrementare enormemente la crescita economica, in ogni caso è destinata a cambiare le carte in tavola per milioni di noi. Molte aziende stanno già investendo in questa tecnologia, che ha il potenziale di velocizzare molte altre attività man mano che un numero maggiore di imprese la adotterà”

I settori più colpiti saranno quello del back-office e dell’amministrazione e ad avere la peggio saranno i lavoratori con salari medi e bassi.

Sempre Carsten Jung, ha commentato questo scenario invitando a riflettere su cosa possiamo fare per cambiare la situazione verso cui ci stiamo dirigendo:

“La tecnologia non è il destino e un’apocalisse occupazionale non è inevitabile: governo, datori di lavoro e sindacati hanno ora l’opportunità di prendere decisioni cruciali sulla progettazione che garantiscano una buona gestione di questa nuova tecnologia”.

La soluzione, quindi, non è cercare di fermare un progresso ormai inarrestabile, ma imparare a gestire in modo migliore questa nuova tecnologia, che se usata bene può fare grandi cose, ma se usata male può creare dei problemi enormi.

Chi sono le persone più a rischio?

Come abbiamo detto ci sono dei settori più intaccati di altri dal progredire invadente dell’AI.

Poco sopra, abbiamo sottolineato che i lavoratori medi potrebbero subire le conseguenze peggiori, ma secondo Mustafa Suleyman, cofondatore di Google DeepMind, ovvero l’azienda inglese di Intelligenza Artificiale acquistata da Google nel 2014, l’AI potrebbe andare a sostituire anche persone ai vertici delle aziende:

“Sono abbastanza sicuro che entro i prossimi cinque anni – sicuramente prima della fine del decennio – l’AI sarà in grado di fare ciò. Probabilmente queste capacità saranno ampiamente disponibili a costi molto bassi, forse il codice sarà persino open-source. Penso che questo cambi completamente l’economia”

È possibile, quindi, che le aziende diventino sempre più autonome e che anche i dirigenti stessi delle aziende, che sicuramente guadagnano molto di più di un lavoratore medio, vengano declassati e perdano il loro posto di lavoro.

L’AI non fa differenze di ruolo, che si tratti di sostituire un operaio o un dirigente, non c’è mansione che non sappia gestire sapientemente e in modo rapido con innegabile efficienza.

Quali sono i tre scenari previsti dall’IPPR?

L’IPPR ha rilasciato quelli che potrebbero i tre scenari possibili a seconda degli interventi che il governo deciderà di portare avanti prossimamente, ecco le tre ipotesi:

  • Scenario più pessimista: tutti i posti di lavoro verranno messi a rischio e potenzialmente sostituiti dall’AI, con una perdita di quasi 8 milioni di posti di lavoro e nessun aumento del PIL.
  • Scenario medio: Scompariranno 4,4 milioni di posti di lavoro, ma con guadagni economici pari al 6,3% del PIL.
  • Scenario più ottimista: tutti i posti di lavoro a rischio verranno adattati all’AI, dando vita a una convivenza favorevole. Questo comporterebbe un aumento economico del 13% del PIL.

    Mano umana e mano robotica sovrapposte
    L’unica strada è quella di coesistere – Pexels – informagiovanirieti.it

Qual è la situazione italiana?

Rispetto alla Gran Bretagna, in Italia sarebbero a rischio circa il 14% dei posti di lavoro, a causa dell’automazione che potrebbe diventare sempre più dilagante da qui al 2030.

Anche in Italia, sembrerebbero essere più a rischio le attività ripetitive e standardizzate come le attività d’ufficio e di cassa.

Ovviamente questi dati devono fare riflettere ma non devono neanche scoraggiare il progresso. La speranza è che, agendo nel modo giusto e per tempo, l’avanzare dell’AI porti con sé nuovi posti di lavoro in grado di sopperire a quelli che inevitabilmente verranno inglobati da quest’ultima.

Sicuramente di questo punto e di altri aspetti problematici legati all’AI ne stanno discutendo i vertici massimi dell’ONU, che più di una volta si sono riuniti nel corso degli ultimi anni per stabilire quelli che devono essere dei limiti da imporre alla tecnologia al fine di tutelare i diritti umani e la privacy delle persone, nonché il loro posto di lavoro.

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