Migranti, approvato il Patto dell’Ue. Cosa prevedono le nuove regole

Parlamento e Consiglio dell’Ue hanno trovato l’intesa sulla riforma della legislazione comunitaria su migrazioni e asilo. La presidente dell’Eurocamera Metzola: “Accordo storico”. Critiche le Ong: “Normalizza l’uso arbitrario della detenzione e facilita i respingimenti”

 

Dopo anni di discussioni e un’ultima maratona notturna, oggi gli eurodeputati e i rappresentanti dei ventisette Paesi membri dell’Unione europea hanno trovato un’intesa sulla riforma del Patto su migrazioni e l’asilo. Ora l’accordo dovrà ora essere ratificato da Parlamento e Consiglio dell’Ue prima di entrare in vigore.

“Abbiamo raggiunto l’accordo politico, per una migliore protezione delle nostre frontiere esterne, più solidarietà, più garanzie per i vulnerabili e i richiedenti asilo, il tutto basato sui nostri valori europei: sono davvero orgogliosa, ce l’abbiamo fatta”, ha detto Ylva Johansson, commissaria europea agli Affari interni. Secondo la numero uno dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen, le nuove regole forniranno agli Stati membri gli strumenti “efficaci” per gestire le frontiere esterne dell’Ue. “Saranno gli europei a decidere chi arriva e chi può restare nell’Ue, non i trafficanti. Significa proteggere chi ha bisogno”. La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola su X invece ha parlato di un risultato che “passerà alla storia”.

Non la vedono così le organizzazioni che difendono i diritti umani, da Amnesty International a Save the Children passando per Oxfam e Caritas, unanimi nel bocciare le nuove regole.

Il nuovo patto Ue su immigrazione e asilo

Il pacchetto di leggi era stato presentato dalla Commissione europea nel settembre del 2020 con l’obiettivo di riformare in modo complessivo la politica migratoria europea, affrontando tanto la “dimensione interna”, ovvero la gestione delle richieste d’asilo delle persone che entrano nell’Ue, tanto la “dimensione esterna”, attraverso gli accordi con i Paesi terzi per contenere i flussi. Sono cinque i “pilastri”, ovvero i regolamenti, su cui Consiglio e Parlamento europeo hanno trovato un accordo.

Regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione – Non viene modificato il principio cardine del regolamento di Dublino, contestato dai Paesi come l’Italia. Spetta agli Stati di primo approdo gestire le domande d’asilo. La novità è che verranno presi in esame altri criteri per determinare quale membro dell’Ue è responsabile delle domande di asilo, a cominciare dai ricongiungimenti e dai legami familiari in un altro Paese. Conteranno anche eventuali titoli di studio conseguiti in uno Stato dell’Ue e la conoscenza della lingua. Le domande dovranno essere processate entro 20 mesi, 12 per i naufraghi slavati in mare.

Il regolamento introduce anche un meccanismo di “solidarietà obbligatoria” da attivare nei casi di crisi. Quando uno o più Paesi si trovano sotto pressione, a causa di arrivi massicci e improvvisi, gli altri membri dell’Ue devono contribuire. Possono farlo ricollocando una parte dei richiedenti asilo sul proprio territorio oppure finanziando mezzi e procedure di accoglienza. I fondi possono essere destinati anche alla gestione dei flussi migratori nei Paesi extra-europei. Un aspetto, quest’ultimo, su cui si sono appuntati l’attenzione, e i timori, delle organizzazioni umanitarie.

Migranti in mare
Migranti nel mar Mediterraneo | Foto ANSA/CIRO FUSCO – Informagiovanirieti.it

Gli Stati avranno la possibilità di compensare un mancato ricollocamento con 20mila euro. Per determinare la parte che ciascun Paese deve fare verranno prese in considerazione la popolazione e prodotto interno lordo.
Se i ricollocamenti non saranno abbastanza, lo Stato membro potrà rifiutarsi di gestire le richieste d’asilo dei cosiddetti “dublinati”, le persone approdate in un Paese e poi passate in un altro,

Regolamento sulla crisi – Nei casi di crisi che mettono sotto pressione uno Stato membro, a causa di arrivi straordinari o eventi eccezionali come una pandemia – scattano norme eccezionali. Il Paese può richiedere alla Commissione l’attivazione della situazione di crisi e, se accordata, avrà la facoltà di applicare misure più severe, compresi periodi più lunghi per la gestione delle domande d’asilo: fino a dieci giorni per la registrazione del richiedente e sei settimane in più per la procedura di frontiera, che in questi casi verrà estesa anche a in Paese con un tasso di accoglimento delle richieste d’asilo inferiore al 50%.

Regolamento sulle procedure di asilo – Vene introdotta una procedura “accelerata” di frontiera detta border procedure: durerà al massimo tre mesi, che diventano sei se si considera anche l’eventuale rimpatrio. Sarà applicata solo alle persone migranti che dichiarano il falso alle autorità, sono considerati un pericolo per la sicurezza o provengono da Paesi ai cui cittadini raramente viene concesso l’asilo, ovvero con un tasso di riconoscimento inferiore al 20%. Nel complesso non potranno essere sottoposte alla procedura accelerata più di 30mila persone alla volta a livello europeo.

I detrattori paventano la detenzione di migliaia di persone alla frontiera anche se le modalità dipendono dalle autorità nazionali e la Commissione potrà ordinare a un Paese di escludere le famiglie con bambini dalla procedura, se non è in grado di offrire condizioni di accoglienza adeguate.

Regolamento sullo screening – Per identificare le persone alle frontiere e raccogliere informazioni su età e nazionalità sono previste misure come l’acquisizione delle impronte digitali e delle immagine del volto.

Regolamento Eurodac – Le regole che disciplinano la raccolta dei dati biometrici di migranti e richiedenti asilo durante le procedure di screening in modo da evitare che più richieste di asilo vengano presentate da parte della stessa persona. Tra le altre cose il limite d’età è stato portato da 14 a 6 anni. Una misura aspramente criticata dalle Ong ma che secondo la Commissione, permetterà di “facilitare l’identificazione dei minori stranieri non accompagnati” oltreché “tracciare i minori separati dalle proprie famiglie”.

Paintedosi: “Nuove regole per gestire flussi e contro trafficanti”

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è detto soddisfatto: “Il Patto è il frutto di lunghe trattative in cui l’Italia ha sempre svolto un ruolo da protagonista per affermare una soluzione di equilibrio che non facesse più sentire soli i Paesi di frontiera dell’Ue, particolarmente esposti alla pressione migratoria”, ha commentato il capo del Viminale subito dopo l’annuncio dell’intesa. “Grazie alla capacità di trovare il giusto equilibrio tra responsabilità e solidarietà siamo riusciti a portare avanti e concludere un negoziato che era fermo da anni. L’approvazione del Patto è un grande successo per l’Europa e per l’Italia, che ora potrà contare su nuove regole per gestire i flussi migratori e contrastare i trafficanti di esseri umani”.

Anche Germania, Spagna e Grecia plaudono all’intesa. “Una decisione molto importante: dopo lunghe discussioni, l’Europa ha finalmente trovato un accordo su un sistema europeo comune di asilo. Questo limiterà l’immigrazione irregolare e alleggerirà il peso sui Paesi particolarmente colpiti, tra cui anche la Germania”, ha scritto su X il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi | Foto Alanews -Informagiovanirieti.it

L’Ungheria “respinge con forza” l’accordo

Fuori dal coro l’Ungheria, che boccia su tutta la linea l’accordo raggiunto nell’Unione europea. “Respingiamo con forza questo patto sui migranti. Non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà”, ha detto il ministro degli Esteri magiaro Peter Szijjarto, contestando in particolare il meccanismo di solidarietà.

Critiche le organizzazioni umanitarie: “Sistema crudele e costoso”

Stessa linea, ma per cause antitetiche, le organizzazioni umanitarie. Oltre 50 Ong – tra cui Amnesty International, Oxfam, Caritas e Save the Children – lo scorso lunedì avevano indirizzato una lettera aperta ai leader dell’Ue per denunciare il rischio che i negoziati sul nuovo Patto sfociassero in “un sistema mal concepito, costoso e crudele”. Il Patto, scrivono, “normalizzerà l’uso arbitrario della detenzione, anche per bambini e famiglie, aumenterà la profilazione facciale, userà le procedure di ‘crisi’ per consentire i respingimenti e il ritorno delle persone verso i cosiddetti ‘Paesi terzi sicuri’, dove rischiano violenza, tortura e detenzioni arbitrarie”.

Timori, dal loro punto di vista, che si sono materializzati oggi. Secondo Amnesty International, l’accordo farà “arretrare di decenni la legislazione europea in materia di asilo” e non potrà che aumentare la “sofferenza delle persone”. Il Patto “non sostiene concretamente gli Stati in cui le persone arrivano per la prima volta in Europa, come l’Italia, la Spagna o la Grecia. Invece di dare priorità alla solidarietà attraverso i ricollocamenti, gli Stati potranno semplicemente pagare per rafforzare le frontiere esterne, o finanziare Paesi al di fuori dell’Ue”, sostiene Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio istituzioni europee dell’Ong.

Secondo l’organizzazione, l’intesa “rafforza la dipendenza dell’Ue da Stati al di fuori dei suoi confini per la gestione della migrazione, sulla base di recenti accordi con Albania, Libia, Tunisia e Turchia” rappresentando “un ulteriore passo verso l‘esternalizzazione del controllo delle frontiere e l’elusione delle responsabilità europee in materia di protezione dei rifugiati”.

Sulla stessa linea Save the Children. Secondo l’organizzazione, il Patto su migrazioni e asilo “normalizza le violazioni dei diritti e porterà a sistematizzare la detenzione di minori di tutte le età ai confini dell’Ue, minando il loro equo accesso all’asilo in tutto il continente. Dall’accordo Ue sono stati cancellati la ricollocazione obbligatoria e il principio di solidarietà effettiva, e viene aperta invece alla possibilità di costruire più recinzioni e muri”.

Dure anche le organizzazioni che fanno ricerca e soccorso in mare. “Il nuovo patto Ue sulla migrazione legalizza gli abusi alla frontiera e causerà più morti in mare. L’esito dei negoziati legittima lo status quo alle frontiere esterne dell’Unione europea, in cui violenza e respingimenti sono pratiche quotidiane”, scrivono in un comunicato congiunto Sea Watch, Sea Eye, Maldusa, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Resq People Saving People, AlarmPhone, Salvamento Maritimo Humanitario e Sos Humanity. “Verrà mantenuto il fallimentare sistema di Dublino e si continuerà invece nell’isolare i rifugiati e i richiedenti asilo, trattenendoli in campi remoti. Sempre più persone cercheranno di fuggire via mare, scegliendo rotte sempre più pericolose“.

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